Gesù
riprese a parlar loro in parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile
a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i
suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero
venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio
pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e
tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e
andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i
suoi servi, li insultarono e li uccisero.
Allora il
re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede
alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale
è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi
delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti
nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e
cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i
commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli
disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli
ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e
gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
Mercoledì 13 novembre alle ore 19.30 presso la parrocchia San Vito Martire si è svolta la prima tappa del percorso interparrocchiale
"Con Giustizia, i mercoledì di A.C per gli adulti" organizzato dall'AC della parrocchia Immacolata.
Ha introdotto l'incontro
don Giosy, vice direttore diocesano settore adulti di AC, commentando l'icona biblica del cammino 2013-14 ( Mt 22, 1-14).
Ogni
evangelista si rivolge ad un pubblico diverso, ordinando le vicende
della vità di Gesù in base al destinatario. Nel caso di Matteo il
messaggio è rivolto ai cristiani provenienti dall'ebraismo, al popolo
eletto che Dio si è scelto, rappresentato dagli invitati alle nozze.
Nella parabola Gesù sottolinea che l'INVITO non è un diritto, una cosa dovuta, ma dipende dalla nostra risposta.
Gli
ebrei hanno perso la loro priorità di nascita, la salvezza viene
offerta a ogni popolo. Non si nasce cristiani, ma lo si diventa. Un
atteggiamento di chiusura impedisce la crescita, dare la priorità alle
nostre cose rispetto a quelle di Dio ci rende NON DEGNI di invito.
Insiste
sull'invitato privo della veste nuziale. privo dell'ABITO (la dignità,
in che misura la mia vita risponde alla chiamata di Dio).
Tutti noi siamo INVITATI (il dono ricevuto da Dio), ma non posso salvarmi senza anche la mia responsabilità (l'ABITO nuziale).
L'opera della grazia ha bisogno anche dell'apporto umano.
Non
basta l'adesione all'AC, che spesso ci porta al rischio
dell'autosufficienza, dell'isolamento nelle nostre parrocchie, nei
nostri incontri; occorre aprirsi alla dimensione diocesana e nazionale.
Sono poi seguiti vari interventi.
- Gianni
F. ha ribadito l'importanza di questo percorso interparrocchiale,
cammino comune della Chiesa locale incentrato sulla Giustizia.
- Vittorio
ha chiesto come si concilia la cacciata dell'uomo senza abito nuziale
con amore e la misericordia di Dio. Non è un limite alla misericordia
di Dio, ma un richiamo alle nostre responsabilità, a non considerarci
salvati automaticamente. Dobbiamo rendere conto della nostra vita, delle
nostre scelte. Dobbiamo lasciarci amare da Dio, ma tenere sempre
presente che i tempi non dipendono da noi, ma da Dio.
- don Mario N. ha chiesto provocatoriamente come l'AC si pone nei confronti degli altri gruppi ecclesiali.
- Caterina
ha ribadito la necessità che l'AC sia presenza forte sul territorio,
lamentando il supporto della comunità parrocchiale.
- Tommaso ha indicato la scelta di AC come desiderio di azione, di impegno per la Chiesa.
- Leonardo ha definito i soci come persone che lavorano in parrocchia con un'apertura al mondo esterno.
- Teresa ha ricordato che gli adolescenti hanno bisogno di adulti per crescere e si è chiesta cosa fare per le famiglie.
Don
Giosy ha commentato gli interventi, indicando la necessità di iniziare
un percorso senza farsi scoraggiare dalle avversità, dalla scarsa
partecipazione, ma al tempo stesso senza esaltarsi troppo per i grandi
numeri o puntare tutto sull'attivismo, sulle tante cose da fare.
Qual è lo specifico dell'AC ? La ricchezza dell'AC è in un modo di vivere la Chiesa.
Don
Giosy ha sottolineato l'importanza di dare la priorità al cammino degli
Adulti (l'ossatura dell'associazione) e dei Giovani prima dell'ACR
perchè la formazione dei ragazzi richiede la presenza di educatori
preparati. E la necessità di aprirsi alla diocesanità e
interparrocchialità, facendo lo sforzo di camminare insieme.
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