martedì 21 gennaio 2014

Adorazione Eucaristica per la Pace

Giovedì 24 gennaio 2014 dopo la messa vespertina (ore 19.15 circa) in occasione del mese della pace ci sarà una Adorazione Eucaristica, un momento di preghiera organizzato dall'Azione Cattolica e aperto a tutti.
 

venerdì 17 gennaio 2014

Adulti AC - terza tappa percorso


Mercoledì 15 gennaio 2014 si è svolto nel chiostro comunale il terzo incontro del percorso interparrocchiale di Azione Cattolica dedicato alla giustizia: una conversazione a più voci con don Domenico Amato, Vicario episcopale diocesi di Molfetta Ruvo e dal 2008 vice postulatore della causa di beatificazione di don Tonino Bello, Guglielmo Minervini, Assessore regionale alle politiche giovanili e don Vito Piccinonna, Direttore Caritas diocesi di Bari Bitonto; al di là dei loro ruoli ecclesiali e istituzionali, gli ospiti erano presenti soprattutto in veste di amici e compagni di viaggio di don Tonino, indimenticato vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi.
Moderatore Filippo De Bellis, che nella sua breve introduzione ha sottolineato la vicinanza non solo geografica tra due grandi vescovi pugliesi scomparsi: don Tonino Bello e padre Mariano Magrassi, entrambi fondatori di comunità terapeutiche attive da trent'anni e fortemente impegnati per la pace e la smilitarizzazione del territorio pugliese concludendo con una citazione dell'on. Vendola che definì il vescovo di Molfetta "una epifania di una parola non ipocrita".

Dopo la proiezione di un breve video sulle sue ultime apparizioni pubbliche, ha preso la parola don Mimmo Amato che ha precisato che la sovraesposizione mediatica di don Tonino sulla pace e la giustizia, spesso oggetto anche di critiche e contestazioni, non esaurisce la sua figura e che la fama di santità attiene all'interezza della sua persona per cui durante la causa di beatificazione si sono cercati anche altri aspetti meno noti.
Oggi molti continuano a ricordare e citare le parole di don Tonino nei contesti più vari, spesso prendendo solo alcuni aspetti di loro interesse col rischio di distorsioni e manipolazioni.
Nelle 3800 pagine del dossier inviato alla Congregazione per la causa dei santi, si è cercato di recuperare la reale figura di don Tonino, un cristiano fortemente impegnato nel suo tempo e nel suo territorio ad annunciare Gesù senza fare sconti a nessuno. La sua scelta di fondo è fortemente evangelica, di un cristiano a 360 gradi, pienamente inserito nel proprio tempo, che ha vissuto fortemente le virtù teologali e cardinali con quella che qualcuno ha definito "finezza d'animo", impegnandosi per la difesa di coloro che vivono situazioni marginali. Un impegno non sempre facile, vissuto a volte con difficoltà a causa delle incomprensioni, senza ricevere gratificazioni, ma anche senza mai emettere giudizi negativi su chi lo criticava.

Guglielmo Minervini, interrogato sull'influsso dell'amicizia di don Tonino sulla sua scelta di impegno politico ha ricordato la sua poledricità e ricchezza umana che non poteva essere racchiusa in poche categorie (parroco, vescovo, francescano, uomo impegnato per la pace) e lo spingeva a sfidare il senso comune per realizzare progetti apparentemente folli. Un uomo di Dio con profonda umanità e senso di confidenza: ricordava i nomi di tutti e incontrandolo ti sentivi subito suo amico.
La sua santità nasce da una relazione intima con Dio.
Essere vescovo significa anche incarnare un potere e don Tonino temeva il rapporto con il potere e accettò la nomina episcopale solo alla terza proposta.
All'inizio rifiuta per umiltà, poi comprende di poter riportare l'episcopato alla sua origine evangelica e accetta la difficile sfida di esercitare il potere in un modo diverso, rimanendo fedeli al suo spirito originario di servizio, cercando di attraversare il potere senza rimanerne attaccati o esserne risucchiati.
Lo intende come possibilità di condizionare la vita degli altri, da vivere come servizio anche quando ti maltrattano, esercitando un controllo costante su sé stessi per non cedere alle sue seduzioni, a un potere che si candida a divenire eterno.
Don Tonino dimostra concretamente che si può essere dentro la stanza del potere senza porsi al di sopra degli altri o chiudersi al dialogo; viaggia a piedi (con le scarpe rotte) o con la sua 500, visita i quartieri periferici, i barboni, convinto che solo masticando la lingua della vita si sconfigge il potere.
Definisce "la politica come mistica arte"che deve portare il Vangelo, in unità profonda con la propria comunità, senza fuggire il confronto con i cittadini.
In questa visione creatrice, capace di costruire un futuro, di innovare la politica diventa per don Tonino una delle forme più alte di servizio.
Un messaggio che oggi lancia anche Papa Francesco, che mastica lo stesso linguaggio di vita di don Tonino, sovvertendo i simboli del potere per riportare alla semplicità del Vangelo. Il Papa invita al ritorno alla politica purchè ripristinato il suo spirito originario.
Secondo don Mimmo don Tonino elevato all'episcopato considera il potere del vescovo solo un luogo comune perché il vescovo è chiamato a seguire il cammino dei poveri, il vangelo. In un noto passo del suo libro "Sui sentieri di Isaia" egli esorta la chiesa a guardarsi dai segni del potere, recuperando il potere dei segni, spesso di disturbo per il manovratore.

Don Vito Piccinonna ricorda che l'esercizio della carità porta a essere vicini alle esigenze delle pietre di scarto, chiedendo aiuto alle istituzioni. Le persone vanno amate una per una. Egli non ha conosciuto personalmente don Tonino, ma ha potuto vedere la tristezza di tante persone, anche lontane dalla fede, che hanno pianto per la sua morte, riscoprendo piano il suo messaggio.
Il segreto da "rubare" a don Tonino è la sua capacità di fare sintesi, di unire la poesia alla cronaca più oscura. Dobbiamo apprezzare le radici di don Tonino, la sua capacità di essere radicato nella sua relazione con Dio e con tutti gli uomini, soprattutto i poveri. Ha saputo rivolgersi personalmente ai poveri e ai ricchi, coinvolgendo tutto il popolo di Dio.
Chi porterà questo annuncio di salvezza? Chi griderà nel cuore dei giovani sbandati? La chiesa è un'estranea? Tocca solo al vescovo o questo compito è per tutto il popolo di Dio?
Tocca al popolo di battezzati passare per le strade del mondo e dire "coraggio!"
Mai perdere di vista il volto delle persone. Senza radici anche i poveri possono diventare "qualcosa" e non "qualcuno", una forma larvata di potere. Una carità non iintelligente diventa una pietà (che fa pietà!). La carità deve coinvolgere la comunità cristiana e le istituzioni, mettere al centro l'uomo, sine glossa.

In questo periodo sembra obbligatorio indignarsi, denunciare; è possibile coniugarlo con l'esigenza di lavorare per il bene comune, senza scavare iù solchi di quelli di colmare? — chiede il moderatore per il secondo giro.

Secondo don Vito bisogna seguire l'esempio dei profeti che non denunciavano, ma annunciavano la salvezza. Hanno insegnato a sperare diventando capaci anche di denuncia. Occorre superare la polemica, guardare prima a quello che c'è da costruire.
Come comunità cristiana e singoli bisogna essere pronti alla rinuncia, prima che alla denuncia. Rinunciare in primo luogo all'autoreferenzialità, alla "IOdite", la malattia dell'IO, del volerci mettere sempre al centro. Poi mettere in circolo le energie migliori, essere nel nostro piccolo delle sentinelle vigili, senza far chiasso.

Minervini si chiede perché indignarsi. Ha senso indignarsi? Spesso la vita è come un salto nel buio, perdiamo le certezze, senza sapere verso cosa stiamo andando. Proviamo paura, smarrimento, estraneità. La paura aiuta se ti spinge alla reazione, ti fa crescere, scoprire energie sconosciute.
Restiamo spesso prigionieri delle nostre paure.
Un carisma di don Tonino è stata la profezia, la capacità di guardare lontano e in profondità. Liberare la fiducia che il mondo che stiamo costruendo sarà migliore di quello che lasciamo, portare speranza. Consumare per vivere o l'attuale sete di possesso non sono valori reali. Occorre liberare energie.
Don Tonino nella sua ultima apparizione pubblica durante la messa crismale del 1993 ribadì con forza il suo "eccesso di speranza" indicando che "non andiamo verso la fine della Storia, ma verso un nuovo inizio, una nuova primavera". Il suo sguardo interiore vede più lontano, verso la speranza.
I cristiani possono essere protagonisti se guardano il mondo con una sguardo di fiducia. Non ci sono unti del signore, ma il futuro dipende dal contributo e dalla responsabilità di ciascuno.
I cristiani con le mani pulite sono quelli che attraversano il fango restando integri, non chi evita ogni impegno per non sporcarsi.
Nell'annuncio mettere in gioco anche noi stessi. Oltre a puntare il dito occorre alzare la mano per offrire il proprio contributo. Per esercitare il potere devi trovare la forza morale dentro di te, il potere della fedeltà, come ci ha recentemente mostrato Nelson Mandela (e lo stesso Gesù). Bisogna riscoprire e risvegliare questa forza che è in noi.

Anche don Mimmo ha ribadito che non dobbiamo fermarci alla denuncia, fatta spesso dal balcone, senza essere veramente coinvolti. Dobbiamo andare oltre.
Don Tonino ci insegna che occorre coniugare la denuncia, l'annuncio e la rinuncia, ricordando anche l'importanza della preghiera che viene prima dei comunicati stampa.
Dobbiamo cogliere in maniera unitaria come ha attraversato il periodo di transizione della storia italiana, come si è posto con coraggio di fronte al potere, contro i particolarismi (le leghe), nati per difendere interessi di parte (il contrario del Bene Comune).
La necessità di sostenere una politica capace di dire chiaramente le cose che non vanno, senza aver paura di qualsiasi livello di potere, ma anche di fare delle proposte concrete. Smettere di lamentarsi che non ci sono più testimoni coraggiosi, tocca a noi mettere il nostro mattone per l'edificazione del bene comune.

Dopo un breve saluto del sindaco Sergio Povia, l'incontro si è avviato verso la conclusione.
Nicola Romanelli, nell'unico intervento del numeroso pubblico ha chiesto all'assessore Minervini che cos'è il compromesso nella vita politica, in base alla sua esperienza.
Minervini ha prima ricordato l'impegno di don Tonino per condizionare le scelte politiche che negli anni '80 stavano militarizzando la Puglia, prevedendo l'invio a Gioia degli aerei F16.
Il sud invocava maggiore giustizia e invece allora si pensava alla risposta militare piuttosto che interrogarsi sulle questioni da risolvere. La militarizzazione nega lo sviluppo del territorio e ipoteca il futuro.
Il compromesso è il rischio di mettere in svendita i propri valori pur di ottenere un risultato, smarrendo se stesso. Una cosa assolutamente a evitare.
Invece è necessaria la mediazione, l'incontro e il confronto tra le parti, per conoscere meglio i vari aspetti dei problemi e uscire dal delirio di onnipotenza cercando un brandello di verità, un migliore sguardo sulle cose in ogni interlocutore.
Nella mediazione si esercita l'arte del dialogo, incrociando gli sguardi, i diversi punti di vista a confronto.

martedì 7 gennaio 2014

Incontri Gruppo Padre Pio 01_2014

Gruppo di preghiera di padre Pio

incontri gennaio - marzo 2014

Incontri per il gruppo di Preghiera di Padre Pio e fedeli

DataTipo Incontro Orario
13/01/2014Catechesi17.00
27/01/2014Santo Rosario 17.45
10/02/2014Catechesi 17.00
24/02/2014Santo Rosario 17.45
 10/03/2014 Catechesi17.45
 31/03/2014Santo Rosario 17.00


Incontri per il gruppo biblico e fedeli
DataTipo Incontro Orario
16/01/2014 Catechesi Biblica
17.00
30/01/2014Catechesi Biblica17.00
13/02/2014 Catechesi Biblica17.00
27/02/2014 Catechesi Biblica
17.00
 13/03/2014Catechesi Biblica 17.00
 27/03/2014 Catechesi Biblica17.00