Si è
svolto lunedì 15/02/2016 presso la parrocchia del Sacro Cuore il terzo
incontro organizzato dall'Azione Cattolica interparrocchiale, con la
partecipazione del diacono Tommaso Cozzi, direttore diocesano
dell'Ufficio "Mondo Sociale e del lavoro".
Dopo aver presentato
brevemente il lavoro del suo Ufficio pastorale, Cozzi ha mostrato un
breve video sull'enciclica di Papa Francesco Laudato sì, offrendo poi
alcuni spunti di riflessione tratti dai capitoli 3 (Uomo e crisi
ecologia) e 4 (Ecologia integrale) del documento.
Per prima cosa il
relatore ha ricordato che l'enciclica di papa Francesco non parla solo
di ambiente, come invece i mass media hanno spesso fatto credere,
affrontando invece un discorso globale sull'uomo, da cui non possono
essere esclusi anche i temi ecologici.
Dobbiamo tenere presente che
la difficile situazione ambientale, l'inquinamento, i cambiamenti
climatici, la scarsità di risorse e acqua sono spesso conseguenza delle
nostre azioni.
Dobbiamo chiederci "che tipo di società stiamo
costruendo?", un mondo in cui aumenta la quantità di rifiuti, in cui
vige la cultura dello scarto, sia delle cose, sia delle persone.
pensiamo agli anziani lasciati soli, ai bambini mai nati.
Paradossalmente la crisi ci ha fatto rimettere i piedi per terra e costretti a essere più attenti ai consumi e agli sprechi.
Nella
società e speso anche nella chiesa vige una logica utilitaristica:
quando non mi servi più, ti elimino dai miei interessi, ti dimentico
come persona. Capita spesso anche nella nostra associazione: se una
persona per qualche ragione si allontana dal gruppo, poi piano piano
tutti i legami di amicizia tendono a sfaldarsi, a scomparire.
I rapporti umani sono a volte basati solo sull'interesse, sull'uso dell'altro, invece che su umanità e ecologia.
Il
papa ricorda anche che il giusto interesse per l'ecologia non deve
escludere l'essere umano; spesso in nome dell'ambiente si tende a
occuparsi solo del benessere degli animali, trascurando le persone
oppure a compire azioni violente in nome di ideali ecologici.
Nel
capitolo 4 papa Francesco evidenzia la mancanza di luoghi di
aggregazione e ci ricorda che il nostro comportamento e le nostre azioni
influenzano quelle degli altri.
Rileggendo la parabola del Buon
Samaritano dovremmo chiederci anche noi "Chi è il mio prossimo?",
ricordando che non occorre andarlo a cercare troppo lontano. Spesso
tendiamo a occuparci e preoccuparci di problemi molto lontani da noi,
trascurando quelli delle persone che abbiamo accanto e di cui talvolta
ignoriamo le difficoltà.
Dobbiamo interrogarci sul Bene Comune,
riprendendo gli insegnamenti conciliari della Gaudium et Spes, e
chiederci quale mondo vogliamo lasciare a chi verrà dopo di noi.
Occuparci
non solo dell'ambiente e dei beni, ma anche dei valori,
dell'orientamento della società, del senso che stiamo dando alla nostra
vita e a quella degli altri. Partire dalle persone, dalle loro
condizioni, dai loro bisogni per orientare le nostre azioni.
Capire cosa possiamo fare, perché questa terra ha bisogno di noi.
Occorre pensare prima di tutto ai poveri di oggi prima di preoccuparsi di quelli del futuro.
Quando
aiutiamo qualcuno lo stiamo aiutando a crescere. Questo il pensiero che
dobbiamo sempre avere per non cadere nell'assistenzialismo,
ricordandoci la mancanza di lavoro crea un vuoto, una perdita di dignità
nella persona.
È necessario investire sulle persone, aiutarle a formarsi, a crescere invece di puntare solo su un profitto immediato.