lunedì 5 marzo 2018

AC - resoconto incontro 19_02_2018

Lo scorso 19 febbraio si è svolto presso la parrocchia del Sacro Cuore un incontro dedicato alla famiglia sul tema «Seguire Gesù a casa», organizzato dall'Azione Cattolica interparrocchiale.
Ospite della serata don Franco Lanzolla, responsabile della Pastorale Familiare della diocesi di Bari-Bitonto.
Per introdurre il tema abbiamo ascoltato la canzone «La cura» di Franco Battiato e poi don Franco ci ha offerto alcuni spunti di riflessione, con il suo consueto stile schietto e diretto, che provo a riassumere brevemente.



La cultura e la società di oggi sono fondate sull'Io, sul'affermazione del sè, sul potere, sulla visibilità.
Anche il concetto di casa è cambiato. Oggi viviamo nell'appartamento, un luogo appartato dove si va solo per nutrirsi e dormire. In pratica una cuccia.
La cultura moderna propone l'affermazione del sè, l'individualismo. Manca la protezione del gruppo, l'appartenenza.
Nella famiglia di oggi c'è la compagnia dei pari, una cultura individualistica, la cultura dell'Io.
La casa dovrebbe essere fatta di persone che vivono in relazione invece oggi c'è una rottura culturale tra noi e i figli, non si parla, non si comunica.
Siamo invitati a rimanere fedeli al progetto di Dio; l'uomo è un essere relazionale e la famiglia un luogo dove si incontrano le diversità, le diverse generazioni si confrontano.
Anche al lavoro ormai non ci sono più relazioni, raporti umani; l'individuo lavora con se stesso, con un computer e un programma già preimpostato. Separato dai colleghi, dalle relazioni umane e professionali.
La Parola ci invita a essere relazionali, a essere fedeli. L'uomo è chiamato a vivere la vocazione al dono di sè diversamente da quanto propone la cultura moderna.
La famiglia è un cantiere umano per rifondare l'uomo; porta un amore unitivo, generativo.
Ormai come cristiani siamo una minoranza culturale.
Vivere l'amore a tempo pieno è faticoso. L'amore sono due io che hanno trovato un equilibrio.
Amare è fatica, è uscire da sè verso l'altro. Non è solo attrazione istintuale, sessuale.
Il punto di arrivo dell'amore è il dono di sè (non l'orgasmo).
C'è chi cerca solo il corpo dell'altro per soddisfare un suo bisogno. Questo non è amore, è solo sesso, un comodato d'uso del proprio corpo e di quello altrui.
Dobbiamo superare l'egocentrismo per andare verso l'altro.
L'amore è un movimento che parte dall'Io. Richiede intelligenza, trovare il senso della vita dell'altro con sè.
Richiede l'atteggiamento di una persona che si possiede, non possiede l'altro, che sta bene con sè per far star bene l'altro.
L'amore è un atteggiamento, un modo di vedersi persona, mandato ad amare qualcuno.
Richiede il dono totale di sè (non solo lo stipendio o il corpo) per la crescita dell'alto. Dono del sè per far crescere l'altro.
Implica la reciprocità, un'arte che si impara insieme.
L'amore non è giocare con una donna, è l'io che si pone verso un tu in un dono reciproco.
Amare è farsi carico dell'altro, curare la relazione reciproca.
L'umano al femminile che feconda l'umano al maschile crea la comunione non solo dei corpi, ma dell'anima.

La coppia si costruisce ogni giorno, è una relazione su un progetto comune di vita.
Spesso dopo il matrimonio si smette di parlare, di ascoltarsi. Non si cura il giardino, l'orto della coppia, non si impara a togliere le erbacce che rischiano di soffocare il rapporto.
Nel matrimonio non si può vivere di rendita, pensare che tutto resti uguale al primo giorno, occorre attenzione.
La coppia è un noi che Cristo ama.
Nella coppia bisogna che ciascuno capisca che tu mi interessi.
Il centro della vita di coppia diventa l'altro nella reciprocità, nella gratuità e nella gratitudine.
Bisogna saper chiedere «scusa», «permesso», «grazie» come spesso ci ricorda anche papa Francesco.
Non deve essere un amore istintuale, erotico o amicale.
Chi ama sa intercettare i sogni e i bisogni dell'altro. Sa trovare i modi e i tempi per parlare.
Oggi la famiglia è un cantiere alternativo alla cultura dominante.
Occorre diventare una coppia, un essere plurale.
i bambini vedono papà e mamma come due facce dell'unica moneta, non vedono la divisione.
Il matrimonio si rifonda ogni giorno. Dobbiamo educarci a curare l'altro, a sentire le sue paure, i suoi dolori, i suoi dubbi.
Non schiacciare l'altro per imporgli le nostre idee o i nostri desideri.
Come diceva san Paolo «Dalla vostra bocca non esca asprezza o ira».
La famiglia è un luogo relazionale in cui vivere l'accoglienza e l'incontro reciproco. Dobbiamo essere generativi della coppia, dell'identità maschile e femminile.
Dobbiamo imparare a educare i figli non ad allevare bambini.
Il fine del matrimonio è la costituzione dell'UNA CARO per formare un essere plurale.
Accompagnare l'altro, prendersene cura, accompagnare verso l'amore di Dio.
Nella famiglia si impara la fedeltà del dono, a farsi carico della crescita e maturità dell'altro. Fedeltà non solo dei genitali, del non tradire con altre persone, ma del denaro, del tempo.
Quale tipo di comunicazione c'è nella coppia? Parli dei problemi con tuo marito/moglie o preferisci farlo con la mamma, l'amica o altre persone al di fuori della coppia?
Ci si sposa per crescere, per diventare adulti, altrimenti si diventa due soli in due, si vive insieme, ma ciascuno chiuso nel proprio individualismo.
Viviamo per realizzare i progetti di Dio.
La tua felicità è la gioia dell'altro come Gesù che ha dato se stesso per noi.
L'amore è comunione spirituale tra lui e lei. E i figli vedono.
Quando c'è dialogo c'è la creazione di un'idea più bella di quella dei due separati.
Dobbiamo imparare ad ascoltare l'altro senza aggredire, senza giudicare. Cercare insieme la verità, il buono e il bello.
Nella famiglia ci si fa carico delle fragilità, delle persone più deboli.

In conclusione dell'incontro don Franco ha affidato a tutte le coppie presenti una sorta di compito a casa: trovare nell'arco della giornata ogni giorno qualche minuto per leggere insieme l'Amoris laetitia, il documento di papa Francesco sulla famiglia.