Si è svolto lunedì 7 marzo 2016 presso la parrocchia di san Vito
il quarto incontro del percorso organizzato dall'Azione Cattolica
interparrocchiale, con la partecipazione del medico cattolico Vincenzo
De Filippis, da anni impegnato in Azione Cattolica.
Il prof.
Notarnicola, presidente dell'AC di San Vito, ha presentato il relatore,
elencando brevemente i suoi incarichi professionali e le responsabilità
ricoperte all'interno dell'associazione e ha poi introdotto il tema
della serata "Educazione e spiritualità ecologica: puntare su altri
stili di vita.", soffermandosi sull'aumento dei rifiuti prodotti, senza
più rispettare i ritmi della natura.
De Filippis, riprendendo l'enciclica
Laudato sì
di Papa Francesco ha fatto notare come negli ultimi anni sia cambiato
il rapporto con la natura, non più connaturale all'uomo. Prima eravamo
nella natura, integrati in essa e c'era un senso di rispetto per le
risorse e una maggiore attenzione ai suoi tempi di riposo.
A partire
dal 1600 l'uomo è diventato il centro di tutto, ritenendosi sempre più
capace di trasformare la natura e perdendo quel senso di rispetto che
permetteva di non sfruttarla troppo, di dare alle risorse un tempo per
rigenerarsi.
Noi invece viviamo solo nel presente, viviamo solo
l'oggi senza più pensare alle generazioni future. La natura è stata
asservita ai desideri dell'uomo, non solo ai suoi bisogni essenziali.
Ognuno
cerca di fare spazio per sé, di prevalere, in una visione
individualistica che non rispetta gli altri, la natura e chi verrà dopo
di noi.
Lo sfruttamento eccessivo delle risorse è un fenomeno nato con il colonialismo che oggi continua con le multinazionali.
L'unica
logica è prendere tutto senza tener conto dei diritti degli altri, lo
sfruttamento selvaggio ha preso il posto del rispetto per la natura.
Il
forte prevale, prevale la cultura dell'egoismo e della chiusura contro
la cultura dell'accoglienza. La logica cristiana viene sovvertita.
Che
fare allora? Siamo chiamati a dare un segnale di cambiamento, a tornare
a un rapporto ecologico sia con la natura che nei rapporti umani, a
evitare tanti piccoli comportamenti sbagliati che poi portano alle
catastrofi.
Il danno all'ambiente non dipende solo dalle macchine,
dall'inquinamento, ma anche dal nostro livello di vita, dalle nostre
scelte.
Scelte semplici, come portare da casa la busta di plastica
quando si va al supermercato invece di acquistarne ogni volta una nuova.
Oppure evitare gli imballaggi inutili, preferire prodotti di stagione, etc.
Siamo responsabili del creato attraverso le nostre scelte di vita. Responsabili verso chi verrà dopo di noi.
Si inizia dalle relazioni interpersonali, sane e sanate.
Papa
Francesco ci invita alla sobrietà di vita, per consentire anche agli
altri l'uso equo delle risorse. Invece oggi alcuni accaparrano a danno
degli altri beni essenziali (acqua, petrolio, etc.)
I rapporti sani tra le persone le rendono più serene.
Ci
sono tante persone povere, ma felici, capaci di condividere il poco che
hanno. E tanti ricchi tristi, impegnati solo ad accumular beni, vivendo
nella paura di poterli perdere.
Siamo ancorati alla logica sbagliata della crescita continua.
Paolo
VI diceva che tendiamo a metterci gli uni sugli altri, a distinguerci, a
superarci. Invece dovremmo essere gli uni con gli altri.
Ci sono
parecchie analogie tra la parabola del Buon Samaritano narrata (Lc 10,
25-37) e il contenuto del cap. 4 della Laudato sì.
La parabola
comincia con la figura di un uomo che viene assalito dai briganti.
L'evangelista Luca non specifica nient'altro di lui: chi era, cosa
faceva, perché era in viaggio. Solo che era un uomo che si spostava da
Gerusalemme a Gerico. Nient'altro.
Il Buon samaritano si ferma solo perché vede un uomo in difficoltà, senza aggettivi, senza preoccuparsi di altro.
Il mio prossimo è qualsiasi uomo, qualsiasi donna, non chi mi piace o la pensa come me. Non è facile essere chiesa in uscita.
Se devo farmi prossimo a qualsiasi uomo/donna, senza distinzioni, non posso sfruttarlo.
Nella
parabola della pecora smarrita le altre 99 pecore che stanno bene non
si preoccupano di quella perduta, come invece fa il pastore.
Dobbiamo
avere cura di tutti, nessuno escluso, anche di quello che mi ha
rinnegato, come il figliol prodigo della parabola omonima, oggi chiamata
anche del padre misericordioso.
Il figlio cammina piano verso la casa del padre, che invece come lo vede arrivare gli corre incontro, felice di averlo riavuto.
Resta in attesa di recuperare il rapporto, è sempre pronto ad accoglierlo, ma rispetta la possibilità dell'altro di sbagliare.
Nel
libro "Il Concetto di Dio dopo Auschwitz" Hans Jonas afferma che Dio
agisce nella storia solo se noi gli lasciamo spazio, tutto dipende dalla
nostra disponibilità.
Io consento a Dio di essere presente nella
storia, occorre fare spazio a Dio dentro di noi, per diventare, essere a
sua immagine.
Due splendide immagini dell'atteggiamento che dovrebbe avere ogni cristiano sono presenti nel Magnificat e nel Benedictus.
Il Magnificat è l'inno dell'abbandono a Dio della capacità di fare spazio a Dio dentro di noi, come ha fatto Maria.
Il Benedictus non è solo un canto di lode, ma indica la certezza del cammino, dell'affidarsi a Dio.

Giorgio La Pira, dirigente dell'Azione Cattolica e sindaco di Firenze si impegnò a lungo per una città solidale, viva, coesa.
Riuscì a tessere una rete di amicizia e rapporti umani anche con la Russia, incompreso da tanti.
Un
percorso che portò poi all'incontro tra papa Giovanni XXIII e il genero
di Krusciov, amicizia che poi si rivelò determinante per stabilire un
dialogo tra le parti e un ruolo importante della Chiesa in occasione
della crisi di Cuba del 1962.
Oggi Papa Francesco ci dimostra con i suoi gesti che è possibile fare spazio a Dio.
Prima di agire in ogni campo dobbiamo pensare alle conseguenze delle nostre azioni, non fermarci al risultato immediato.
Vittorio
Bachelet, storico presidente dell'Azione Cattolica ucciso dalle Brigate
Rosse, aveva sempre rifiutato la scorta perché diceva che un cristiano
non può girare armato. La testimonianza di uno stile diverso veniva
prima della sua sicurezza.
Don Tonino Bello parlava spesso della Chiesa del grembiule, del servizio, che fa accoglienza e non tiene fuori nessuno.
Una splendida definizione contenuta in molti suoi scritti, tra cui l'omelia conosciuta come "
Dalla cenere all'acqua" .
Dobbiamo
essere il cambiamento in questo tempo, in questa storia, il moto deve
nascere da noi. Se come cristiani agissimo così, probabilmente il mondo
sarebbe molto diverso.
Come diceva don Tonino, dobbiamo passare
"dalla notte all'aurora". Il cambiamento non è solo una speranza, ma una
certezza se ognuno è pronto a fare la propria parte.
La serata si è conclusa con un breve dibattito, in cui sono stati posti alcuni interrogativi per la riflessione.
Il
primo intervento si chiedeva se la nostra società ha fatto un passo
indietro rispetto a quella romana, dove c'era un maggior rispetto per la
natura.
Il secondo intervento ha evidenziato con preoccupazione
l'atteggiamento spesso di disinteresse delle nuove generazioni nei
confronti della raccolta differenziata e degli altri temi ecologici.
Sono abituati alla cultura dello spreco, al consumismo, non gliene
importa niente dell'ambiente.
Occorre insegnare uno stile di vita rispettoso della natura, non solo a parole, ma dando per primi il buon esempio.
Il
terzo intervento ha ricordato l'importanza di progettare il futuro,
portando l'esempio della Norvegia, paese produttore di petrolio che
comunque ha investito risorse nelle auto elettriche, impiantando
colonnine di ricarica e dando incentivi economici alle famiglie per
l'acquisto di macchine meno inquinanti.
Il quarto intervento ha
ribadito la mancanza di spirito missionario, anche all'interno della
Chiesa e dell'Azione Cattolica in particolare, dello sforzo per
convertire l'altro di fronte a un ateismo e paganesmo diffuso, a forme
di idolatria. Abbiamo il dovere di amare, di uscire dal guscio della
parrocchia.
L'ultimo intervento si è concentrato sulla ecologia
delle relazioni per far maturare delle (buone) abitudini, sulla scelta
educativa e il ruolo della famiglia e della politica. Si è chiesto se la
Chiesa si sta impegnando concretamente sul versante educativo o si
limita alle enunciazioni di principio.
Il dottor De Filippis ha concluso rispondendo brevemente alle questioni poste.
Ha
ribadito la necessità di ripensare, di riflettere sulle cose, di
ritrovare il tempo della riflessione e del discernimento, il tempo del
silenzio, dell'ascolto.
Dobbiamo riflettere sulle nostre scelte,
dedicare tempo a parlare con noi stessi e con Dio, serve un tempo della
riflessione per poter operare scelte meditate.
Ci ha anche ricordato
che all'interno dell'Azione Cattolica sono i laici i protagonisti, i
sacerdoti devono solo essere di supporto, aiutarci a non perderci
durante il cammino.
Anche la Costituzione Italiana è nata dai valori
dell'Azione Cattolica. Molti padri costituenti provenivano dall'AC o
dalla FUCI e hanno saputo trasferire i loro valori nella carta
costituzionale, dialogando con le altre parti politiche.
Spetta a ognuno di noi costruire un mondo migliore, seguendo l'esempio di chi ci ha preceduti.
I
giovani hanno bisogno di esempi, di qualcuno che faccia vedere loro le
piccole cose che nessuno insegna più: cucinare, fare una torta.
Insegnare
il valore del tempo, dell'attesa necessaria per fare le cose, contro la
fretta ritrovare il tempo del ragionamento e della riflessione.