giovedì 21 marzo 2013


 Mercoledì 20 marzo la chiesa gioiese ha voluto ricordare don Vincenzo Angelilli nel cinquantenario della morte con due iniziative: un incontro informativo sulla vita di questo poliedrico sacerdote tenuto dal prof. Franco Giannini alle ore 17.00 nella chiesa di Santa Lucia e una messa in suffragio alle ore 18.00 presso la chiesa di San Francesco, da lui retta per sessant'anni.
Proviamo a tracciarne un breve profilo, ripercorrendo velocemente quanto emerso nel corso dell'incontro.


Don Vincenzo Angelillo nacque a Gioia del Colle il 27 ottobre 1879 da Giovanni e Vincenza Gatti, genitori modesti che non ostacolarono la sua vocazione religiosa, nonostante le precarie condizioni economiche.
Venne ordinato sacerdote il 28 marzo 1903, dopo aver studiato teologia nei seminari di Bari e Molfetta.
Celebrò la sua prima messa a Gioia il 29 marzo 1903 nella chiesa di San Francesco, di cui poi sarebbe stato rettore per circa sessant'anni.
Andò a Roma, ricevendo vari incarichi in Vaticano.
Rientrato a Gioia per aiutare la famiglia in indigenza economica, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale prestò servizio  presso l'ospedale militare di Gioia, dando sostegno ai militari feriti ed esaltando nei suoi scritti i valori patriottici.
Conobbe D'Annunzio durante il suo soggiorno a Gioia prima dell'impresa di Cattaro e su espressa richiesta del poeta appuntò al petto dei militari in partenza l'immagine di san Francesco, protettore dei viaggi d'oltremare.
Dopo la guerra don Vincenzo si convinse che l'ignoranza porta alla guerra e che solo la cultura può farci scoprire la fragilità umana e la fratellanza, affiancando all'apostolato religioso un costante impegno per l'educazione dei giovani, soprattutto i meno abbienti.
Nel 1926 fondò il convitto Manzoni, struttura sita nei pressi del Castello (Palazzo Eramo) che egli diresse per oltre cinquant'anni, infondendo la sua vasta cultura e i suoi preziosi consigli di insegnante a quella che sarebbe diventata la classe dirigente di Gioia e paesi limitrofi.
Il convitto Manzoni, struttura inizialmente destinata ad ospitare gli studenti dei paesi confinanti che affluivano a Gioia per studiare al liceo Classico appena istituito,  divenne presto anche un doposcuola per i figli delle famiglie più povere.
Tanti i personaggi illustri che furono suoi allievi e poi si sono distinti in ogni campo della cultura.
Il convitto venne intitolato a Manzoni, di cui Angelillo ammirava i valori morali ispirati al cattolicesimo.
Durante la Seconda Guerra Mondiale afferma che bisogna debellare le guerre attraverso l'educazione evangelica.
Nella sua vita e nei suoi scritti, firmati col nome d'arte Vincenzo Angelilli, unì l'amore per la patria alla cultura della pace.
Fu per sessant'anni rettore della Chiesa di san Francesco, evangelizzando con la sua parola dolce e dotta, ma senza mai fare mero sfoggio di cultura.
Visse in povertà. Si narra che una volta incontrò un povero per strada e, senza esitazione si tolse le scarpe per donargliele, proseguendo scalzo.
Si impegnò per la ristrutturazione della chiesa di san Francesco, restaurando l'altare e il campanile grazie alle offerte dei fedeli, cui aggiunse anche soldi propri.
Realizzò il grande presepe di san Francesco, ancor oggi esposto durante le festività natalizie e diffuse il culto dei morti, la processione dell'Addolorata e la devozione a Sant'Antonio.
I fedeli spesso venivano a piedi dalle vicine campagne per ascoltare le sue omelie.
Era un uomo di cultura a 360 gradi, tanto che Enrico Carano lo definiva "sacerdote della scienza".
Fu anche consigliere comunale ed ebbe un alto senso della gioiesità e dell'italianità. Scrisse varie opere per amore della patria, celebrando anche il fascismo e Mussolini che ne propagandavano il culto.
Nel 1946 diede ospitalità ai militari polacchi con disponibilità umana e fraterna, ricevendo in dono per riconoscenza l'icona della Madonna nera di Czestochowa.
Don Angelilli scrisse anche delle opere in onore dei caduti della patria e del milite ignoto.
Insieme al preside Armando Celiberti si impegnò per la nascita di una biblioteca a Gioia nel 1959 e ne fu primo responsabile; alla sua morte donò alla Biblioteca Comunale che oggi porta il suo nome il suo enorme patrimonio librario (circa1600 volumi raccolti nonostante le non agiate condizioni economiche).
Curò anche la biblioteca del liceo Classico.
Si occupò anche di canto e musica, scrivendo opere su Verdi , Chopin e sui musicisti locali Paolo Falcicchio e Marino Rosati.
Dal 1914 fu anche assistente spirituale della squadra di calcio del Pro Gioia.
Nel 1950 venne nominato Cavaliere Ufficiale della Legion d'Onore per i suoi numerosi interessi culturali: sacerdot
e, educatore, poeta e fecondo letterato.
Don Vincenzo Angelilli fu un uomo all'avanguardia, che condannò la guerra e il pericolo atomico, mettendo in guardia dal rischio di materialismo indotto dal benessere.
Morì il 20 marzo 1963 all'età di 84 anni, lasciando un grande vuoto nell'attività culturale e culturale gioiese.
Gli studenti universitari lo vegliarono per tutta la notte e una folla oceanica partecipò al suo funerale.
Don Nicola Mazzarelli, che tenne l'elogio funebre, ne elogiò la semplicità e disponibilità verso tutti, ricordando i tanti sacrifici da lui fatti per il Convitto. All'uscita della chiesa anche l'avv. Vito Resta pronunciò un discorso in suo onore, elogiandolo come uomo di fede in anticipo sui tempi e instancabile annunciatore del messaggio evangelico.
Fu umile anche nella morte, volendo una lapide semplice, con il solo nome e cognome, senza date o altre scritte.
Il Consiglio Comunale del 12 novembre 1968 diede parere favorevole alla traslazione della sua salma nella chiesa di san Francesco, ma non venne più effettuata.
Numerosi i suoi scritti dedicati ai temi più vari:
  • 1925 poesia per San Francesco
  • 1933 poesia Per i nostri morti
  • poesia per l'Addolorata
  • libricino per i bambini di san Francesco
  • preghiere per la Madonna di Pompei
  • 1928 Canto dei Mutilati
  • 1919 Canto di Guerra
  • 1921 inno per mostra agricolo-casearia
  • 1912 prosa Il canto della Montagna Nera
  • commedia Il manto di porpora
  • conferenze sacre (Sant'Antonio, la Madonna, San Filippo, la carità) e profane (la guerra, Pascoli, Manzoni, Verdi, l'alta coscienza italica, il Milite Ignoto, Monte Sannace, Massimo D'Azeglio, gli eroi gioiesi, scienze, filosofia,)
  • saggio Manzoni e la patria
  • saggio sul pittore gioiese Francesco Romano
  • su i tre amori di Dante (donna, arte e Dio)
  • scritti vari per matrimoni e funerali.
Il merito della riscoperta della figura di don Vincenzo Angelilli va alle pazienti ricerche del prof. Vito Antonio Lozito, che ha scoperto e pubblicato molte opere inedite e organizzato un premio di poesia a lui dedicato.

Al termine dell'incontro il prof. Franco Giannini ha proposto all'amministrazione comunale di procedere alla traslazione del corpo di don Vincenzo nella chiesa di San Francesco e all'intitolazione di una via del nostro paese.

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