Mercoledì 05 febbraio 2014 si è svolto nel salone parrocchiale della
Chiesa di Santa Maria Maggiore il quarto incontro del percorso
interparrocchiale di Azione Cattolica dedicato alla giustizia. Ospiti
della serata i coniugi Anna e Mario Salvati dell'Ufficio per la Pastorale della Famiglia dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto.
Nella sua breve introduzione il parroco don Tonino Posa
ha presentato gli ospiti ed espresso la preoccupazione della chiesa per
la tutela della famiglia alla luce della recente approvazione da parte
dell'Unione Europea della relazione Lunacek sui diritti delle persone omosessuali.
La parola è poi passata ad Anna Salvati che ha sintetizzato i tre punti principali del suo intervento:
1) chi è il giusto?
2) legalità e necessità di regole
3) servizio alla vita
passando
poi a commentare il Salmo n. 1 che rappresenta la porta che introduce
il cristiano a distinguere tra bene e male, a fare la sua scelta.
Il
salmo inizia con un forte invito a NON seguire il consiglio degli empi,
NON indugiare nella via dei peccatori, NON sedere in compagnia degli
stolti, tre prescrizioni negative in progressione completate dall'invito
a compiacersi della legge del Signore. Il giusto sceglie la via che va
verso Dio e la segue con costanza.
Essere giusti vuol dire fare
esperienza di Dio avendo radici nel suo amore per cui possiamo definire
la giustizia come rettitudine di chi segue la via di Dio.
La dottrina
sociale ha aggiunto altri elementi, arricchendo la definizione come
atteggiamento determinato dalla volontà di riconoscere l'altro come
persona.
Un autore, parafrasando un noto brano biblico, affermava che
"Piove sui giusti e gli ingiusti, ma sul giusto piove di più perché
l'ingiusto gli ruba l'ombrello."
Papa Giovanni Paolo II diceva che
"La giustizia da sola non basta se manca l'amore che non si può né
comprare, nè vendere perché basato sulla gratuità."
Papa Benedetto
XVI faceva invece notare il nesso profondo tra la forte rivendicazione
al diritto al superfluo, alla trasgressione, al vizio dell'attuale
società e la mancanza di beni necessari nei paesi più poveri. I
cristiani hanno il dovere di aprirsi al sociale, non restare chiusi nel
proprio guscio come monadi.
La famiglia cristiana è una comunità di
persone fondata sull'amore, costruita sulle fondamenta salde della
Parola e vivificate dall'amore di Dio che illumina la famiglia e
dall'esigenza di alimentare sempre l'amore nel corso della vita.
Il
matrimonio per una coppia non è un punto di arrivo, ma l'inizio di un
cammino che dura tutta la vita. La famiglia è una comunità di persone
ossia un insieme di persone chiamate alla comunione.
L'amore non
basta. I genitori sono chiamati ad amare i figli, ma anche a educarli
attraverso la trasmissione della fede e dei valori, insegnando loro
l'accettazione di regole comuni da rispettare.
Oggi invece la società
spinge verso l'affermazione della libertà individuale, superando le
regole tanto che il permissivismo è divenuto sinonimo di libertà e
l'autorità che detta le regole comuni viene identificata con
l'autoritarismo.
L'aumento della convivenza al posto del matrimonio
indica una difficoltà ad assumersi la responsabilità della famiglia, un
impegno che duri per tutta la vita.
Il bambino deve imparare a
conoscere i limiti nella sua relazione con gli altri, imparando la
responsabilità. Occorre dare delle regole e insegnare a collaborare
nella quotidianità (condivisione) e responsabilizzare nella gestione del
denaro. Piuttosto che comprare al bambino tutto quel che desidera,
meglio affidargli una piccola somma da gestire per fargli comprendere il
valore dei soldi.
Occorre stabilire un rapporto di rispetto
reciproco tra figli e genitori, riconoscendo l'altro come diverso da
noi; rispettare i figli per quello che sono e non per come vorremmo che
diventassero.
I genitori devono avere un atteggiamento univoco per non disorientare i ragazzi.
Molto
importante educare alla fede, proponendo sempre Gesù come modello della
famiglia cristiana, essere costanti nella preghiera, possibilmente
tutti insieme e impegnarsi per uno scopo buono, sempre aperti ai bisogni
dei meno fortunati. Il bambino impara a vivere guardando i genitori.
Due
sono gli aspetti principali di una famiglia cristiana: essere una
comunità di persone e offrire un servizio alla vita, promuovendola
sempre e superando la cultura dello scarto.
La bioetica cattolica punta sulla difesa della vita mentre quella laica sul concetto di qualità della vita.
Nel
personalismo la persona è alla base ed è fondamentale il rispetto della
dignità della vita in qualunque stato si trovi perché immagine di Dio.
C'è
spesso una forte discrasia tra ciò che affermiamo e quel che facciamo,
occorre sempre stare attenti a non giudicare gli altri.
Anna ha concluso il suo intervento, arricchito talvolta da commenti di Mario, leggendo alcuni passi della preghiera Santa Maria, compagna di viaggio di don Tonino Bello.
Prima
di concludere alcune persone presenti hanno lanciato delle brevi
provocazioni per invogliare alla riflessione e alla discussione in
merito.
Primo esempio il costante aumento della convivenza come esperienza sostitutiva del matrimonio.
Come
comportarsi? Sottolineata l'importanza di accompagnare con amore i
figli in questa scelta senza ostacolarla, ma senza neanche nascondere i
propri principi morali.
Un'ulteriore provocazione sul tema ha
evidenziato quanto oggi sia sempre più difficile mandare avanti una
famiglia, soprattutto se numerosa, e di come paradossalmente sposarsi
non sia conveniente dal punto di vista economico e legislativo, tanto
che molte coppie tendono a separarsi solo per ragioni fiscali.
Suggerita
l'opportunità di superare la logica del PIL (Prodotto Interno Lordo)
come indice dello sviluppo del paese a favore del BIL (Benessere Interno
Lordo) che misura il benessere prodotto dalla famiglia e il risparmio
anche economico che essa crea.
Pensiamo ad esempio all'importanza del
ruolo dei nonni nella crescita di genitori che lavorano o il grande
valore affettivo (e anche risparmio economico) di tenere gli anziani in
casa piuttosto che in istituto.
Un altro intervento si è chiesto se oggi sappiamo distinguere cosa è giusto e sbagliato, sottolineando
la mancanza di conoscenza delle regole e la difficoltà delle agenzie educative di insegnare i valori.
In
conclusione i coniugi Salvati hanno invitato a non temere il litigio,
normale all'interno della famiglia anche cristiana, ricordando che dove
esso manca spesso è sintomo di assenza di dialogo tra i coniugi oppure
segno che uno dei due subisce le scelte dell'altro.
Saper litigare
può rinforzare la vita di coppia: bisogna imparare a conoscere l'altro,
trovando i momenti adatti per discutere, per parlare insieme, per
arrivare ad una decisione comune con serenità.
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